Non c’è niente di più comico dell’infelicità

Estragone: E mentre aspettiamo, cerchiamo di conversare senza esaltarci, visto che siamo incapaci di star zitti.
Vladimiro: E’ vero, siamo inesauribili.
Estragone: Lo facciamo per non pensare.
Vladimiro: Abbiamo delle attenuanti.
Estragone: Lo facciamo per non sentire.
Vladimiro: Abbiamo le nostre ragioni.
 
Lui, il Maestro. Samuel Beckett sarebbe stato perfetto come mio maestro di vita. E io sarei stata la sua allieva preferita. Avrei imparato tutto quello che aveva da insegnarmi con diligenza e affetto filiale. Anche io ho sempre colto il lato assurdo e paradossale dell’esistenza. Anche io parto dal presupposto (ma è poi un presupposto o un punto di arrivo?) dell’insensatezza dell’agire umano. Anche io ritengo che l’unica ancora di salvezza in tutto questo sia l’ironia. Riesco a rispecchiarmi persino negli aspetti più fastidiosi della sua eredità, come l’ossessiva modalità di costruzione delle sue opere teatrali, così precisa e millimetrica, quasi a voler definire persino il momento in cui gli attori possono respirare. Anche in questo sarei stata una buona allieva. Anche a me piacciono le cose precise.
 
MissBlum groupie di Beckett? Peccato che non faccia più concerti.

(Visto Aspettando Godot, finalmente! Finale di partita però è ancora più assurdo, cinico e pessimista. Capirete perché preferisco quest’ultimo.) 

17 commenti

Archiviato in buone visioni

17 risposte a “Non c’è niente di più comico dell’infelicità

  1. Il fatto è che una groupie aveva un esame il giovedì..e la sera stessa ci sarebbe stata la prima esibizione..abbiamo fatto quello che abbiamo potuto!! 🙂

  2. saremmo stati compagni di scuola, cara Miss. sono innamorato del suo testamento, che una volta ho letto in un libro vecchissimo che ritroverò. del teatro dell’assurdo ci si ammala inguaribilmente, e anche di Ionesco.

  3. Avrai letto sicuramente il ritratto che ne fa Cioran in *esercizi di ammirazione* (adelphi)

    il titolo del tuo post (soprattutto oltre al resto) è splendido

    ciao 🙂

  4. @larry: ah sì? ma tu sei tipo da ultima fila? io laterale penultima posizione.
    @MariaStrofa: umh..veramente no…però posso rimediare! Il titolo del post è splendido perchè non è mio, trattasi di una battuta di Finale di partita.

  5. Ah, ovviamente si tratta di me,
    MissBlum

  6. l’ultimo anno al liceo ero solo di fronte alla cattedra, ma io ero completamente un’altra persona e in quella classe nessuno amava l’assurdo. tranne una ragazza che una volta ci portò la videocassetta di Un Cane Andaluso e tutte le mie compagne fecero bleeee alla scena dell’occhio tagliato. in una classe ideale io sono in seconda fila appoggiato al muro, troppe teste davanti mi snervano.

  7. Chissà quando finirà e se finirà 😀
    CIAO!!!

  8. @larry: brutta brutta cosa le classi fastidiose, ne ho una qual certa esperienza. Anche se per la scena summenzionata anche io penso beeee (anzi, non l’ho neanche mai vista per evitarmi il raccapriccio).
    Assurdevolmente MissBlum

  9. grande maestro becket.
    aspettando godot l’ho visto a teatro in inglese, molto bello nonostante la difficoltà della lingua.

  10. Siamo noi spesso a mettere paletti e barriere. La comicità sfuma nel dramma, e viceversa. La vita non è bianco e nero. E’ cinica e insensata: i surrealisti non hanno inventato nulla. Chiamiamole lacrime di gioia o sorriso triste. Beckett sa mettere in scena tutto questo, per questo è un grande!

  11. Finale di partita è una grande opera, ma è scentificamente provato che se un uomo porta una donna a teatro a vedere Beckett poi andrà in bianco…
    Almeno così sosteneva il mio prof di letteratura inglese, io a vedere Beckett ci sono sempre andata da sola…
    baci baci
    LaGiulia

  12. E’ vero che l’ironia è semplicemente un altro modo di considerare la tragedia. Non è un caso che alcuni fra i più grandi attori comici sono stati anche delle grandi maschere tragiche: basti pensare, ad esempio, al pasoliniano Totò di Uccellacci e uccellini o al Sordi di Un borghese piccolo piccolo, allo stesso Charlot de Il monello

  13. Il saggio sull’ironia, di Pirandello, è stato la mia bibbia. Non tanto ancora di salvezza, in quel caso, l’ironia, quanto piuttosto la chiave per guardare le cose da diversi punti di vista. Che è poi la summa del suo pensiero io credo. Che può pericolosamente portare verso l’impossibilità di formarselo, un punto di vista

  14. groupie di beckett…
    XD

  15. @heraclitus: eh sì, certe parti devono essere state particolarmente ostiche, tipo il monologo di Lucky, anche se capire poco aggiunge un tocco di surreale in più che forse non stona.
    @latendarossa: non posso che essere d’accordo. Molte volte ciò che rende grande qualcuno è proprio la capacità di dire cose banali per la prima volta.
    @mutandaparty: ah sì? io comunque ero con amici vari, quindi la questione non si è posta.
    @rearwindow06: o semplicemente un modo per sopravvivere, alla tragedia. Non a caso il buon Beckett soffriva di depressione.
    @burt: basta non perdersi per la strada dell’assurdo, secondo me. Alla fine un punto da qualche parte bisogna metterlo.
    @jelly: eh eh eh

    MissBlum

  16. bisogna ammettere che beckett merita..anche se un pò mi aveva fatto ‘impressione’..

  17. anonimo

    cara  mrs blumm, apprezzo la citazione da Beckett, ma, duole dirlo, ha sbagliato l'opera la frase di apertura riguarda "finale di partita", e non "aspettando Godot" 🙂 cmq brava

Lascia un commento